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14.11.2023

Nuovo direttore di Comundo

Daniel Roduner, 51enne residente a Berna, subentrerà a Erik Keller il 1° dicembre 2023. Erik Keller era stato direttore di Interteam e ha assunto le redini di Comundo dopo l'alleanza nel 2019.

Il nuovo direttore Daniel Roduner (sinistra) e quello uscente Erik Keller (destra)

Daniel, 51 anni, ha studiato economia aziendale a Berna, ha completato gli studi post-laurea in cooperazione allo sviluppo (NADEL) e vanta oltre 20 anni di esperienza nella cooperazione allo sviluppo come consulente o in posizioni dirigenziali presso ONG e attori statali, sia in Svizzera che all'estero. 

Negli ultimi due anni è stato responsabile del programma di Comundo in Namibia e del reclutamento e della formazione delle e dei cooperanti. In questo periodo ha partecipato anche a diversi gruppi di lavoro e progetti strategici. 

 
Intervista di Philippe Neyroud

Daniel, lavori nella cooperazione allo sviluppo da oltre 20 anni, sia in Svizzera che all'estero. Ci puoi fare un esempio di un'esperienza che ti ha particolarmente segnato? 

Daniel Roduner (DR) : Non è facile scegliere una sola esperienza. Ciò che mi colpisce sempre è la forza di innovazione, la creatività e la capacità di adattamento delle persone coinvolte nel lavoro di cooperazione. Si ottengono effetti chiari e duraturi quando le persone lavorano insieme su un piano di parità, si ascoltano a vicenda e sono aperte a nuove soluzioni comuni. 

La cooperazione allo sviluppo è un campo vasto e variegato, nel quale intervengono vari attori. In Svizzera un contributo importante è dato dal settore pubblico (DSC), nel quale hai lavorato per un paio d'anni. In che misura questa esperienza alla DSC ti aiuterà nel tuo nuovo ruolo a Comundo? 

DR: Le fonti di finanziamento della cooperazione allo sviluppo sono molto varie. Oltre ai consistenti contributi pubblici della cooperazione allo sviluppo bilaterale, una parte essenziale del sostegno proviene anche da fondazioni e associazioni, cantoni e comuni, chiese, donazioni private, naturalmente, e organizzazioni multilaterali come la Banca Mondiale e gli organismi delle Nazioni Unite. Senza dimenticare i contributi del settore privato, spesso attraverso investimenti nei Paesi del Sud globale e, soprattutto, gli investimenti degli attori statali e della società civile locale nei propri Paesi. Altri approcci moderni come il crowd-funding, ad esempio, stanno aprendo nuove opportunità di finanziamento e consentono una maggiore identificazione e partecipazione ai progetti di sviluppo. Questa diversità nel panorama della cooperazione allo sviluppo comporta anche delle sfide: non tutti gli approcci e i progetti di finanziamento sono necessariamente appropriati o efficaci. 

Credo che la mia conoscenza e la mia esperienza nella cooperazione allo sviluppo in Svizzera, così come in molti altri Paesi, mi permetteranno di guardare a progetti e programmi in modo differenziato, da una prospettiva globale, e di rafforzare la rete Comundo.

Comundo, la cui missione si basa sulle competenze professionali e umane, continua ad affrontare sfide importanti. Le recenti crisi globali (Covid-19, guerre in Ucraina e Palestina, ecc.) hanno avuto un impatto sul numero di cooperanti sul terreno. Ritieni che questa sia una tendenza duratura? 

DR : Negli ultimi 10-15 anni il numero di cooperanti è effettivamente diminuito drasticamente. Le ragioni sono molteplici: da un lato, nei Paesi del Sud del mondo ci sono ormai molti professionisti ben formati, dall'altro gli specialisti dall’estero sono spesso più costosi. Noi di Comundo adottiamo un approccio coerente e orientato all'efficienza: non siamo in concorrenza con gli specialisti locali, ma offriamo piuttosto la possibilità di uno scambio con esperienze culturalmente diverse - ciò che in gergo chiamiamo "alterità produttiva". Le nostre e i nostri cooperanti ricevono solo un'indennità per il loro impegno.

Non è ancora stata osservata e analizzata in dettaglio una tendenza generazionale al ribasso nel numero degli interscambi. Molte persone, soprattutto i giovani, si impegnano per il cambiamento climatico, la responsabilità globale e la giustizia. Questo serve alla nostra causa comune ed è un impegno prezioso. Le e i cooperanti  che lavorano con Comundo sono qualificati, competenti e molto apprezzati dalle nostre organizzazioni partner nei Paesi in cui operiamo. La qualità conta molto più della quantità. 

Nel 2025 inizierà un nuovo programma quadriennale in collaborazione con la nostra organizzazione mantello Unité e con il sostegno della DSC. Quali sono a tuo avviso le priorità e a quali cambiamenti dobbiamo prepararci? 

DR : Il nostro lavoro nel nuovo periodo di programmazione continuerà a seguire la visione strategica di Comundo. Continueremo il nostro importante lavoro di sviluppo nei 7 Paesi del Sud globale, concentrandoci su un cambiamento sostenibile e a lungo termine. Rafforzeremo le nostre organizzazioni partner, radicate nelle realtà locali, affinché possano sviluppare il loro impegno per una maggiore giustizia sociale e migliori condizioni di vita per bambine, bambini, giovani e persone anziane svantaggiati. In qualità di cooperanti svizzere e svizzeri, possiamo promuovere l'impatto desiderato attraverso contributi diretti ai progetti, scambi Sud-Sud e il nostro lavoro di rete.

Come si pone Comundo nei confronti dei Paesi del Sud globale, dal punto di vista del tema della decolonizzazione? 

DR: Sebbene questo tema sia diventato sempre più importante nell'agenda pubblica europea, va sottolineato che da molti anni lavoriamo sulla questione della "gestione dell'eredità coloniale". Le percezioni e le esigenze delle organizzazioni partner del Sud globale sono il punto di partenza della nostra collaborazione: Comundo sostiene i progetti e i programmi di queste organizzazioni, non gestisce progetti propri. In questo modo, ci assicuriamo che ci sia una “ownership”, un protagonismo da parte del Sud fin dall'inizio e che il successo a lungo termine sia garantito. Naturalmente, discutiamo con i nostri collaboratori le varie sfaccettature della "decolonizzazione" e ne discutiamo anche gli effetti e le sfide che comporta all'interno di molte reti in Europa.

Subentri a Erik Keller, che lascia Comundo dopo quasi 20 anni di attività nel settore. Quali sono i principali risultati ottenuti dal tuo predecessore su cui pensi di poterti basare per consolidare e sviluppare Comundo?

DR: Negli ultimi quattro anni, dalla fusione di diverse organizzazioni precedenti è nato una "nuova" Comundo. È un'impresa difficile che richiede molta cautela, tatto e apertura nel dialogo con diversi gruppi di interesse. Sono grato a Erik Keller per essere riuscito a portare a termine con successo questo processo: Comundo ha ora una base solida da cui partire per continuare il suo lavoro in un ambiente dinamico ed esigente.

Hai un credo personale o una visione forte che intende trasmettere all'organizzazione sotto la sua guida?

DR: "Il cambiamento inizia con tutti noi, insieme diamo forma al futuro".

Insieme al team di Comundo e ai nostri partner, voglio affrontare il cambiamento e plasmare insieme i programmi nel Sud globale e il lavoro di sensibilizzazione nel Nord globale. Il mio obiettivo è lavorare insieme alla pari, in modo che tutti possano contribuire con le loro competenze e capacità e che possiamo costruire il futuro insieme alle nostre organizzazioni partner. O come direbbe Socrate: "Il segreto del cambiamento è concentrare tutte le energie non sulla lotta al vecchio, ma sulla costruzione del nuovo".

Grazie Daniel!