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20.01.2020

Nicaragua: reagire al cambiamento climatico

Matteo Falteri e Giulia Favilla (economista specializzato in sostenibilità socio ambientale e delle filiere agroalimentari lui, ricercatrice nelle arti visive lei) stanno per partire per il Nicaragua dove sosterranno la cooperativa di eco-turismo comunitario COTUCPROMA.

Giulia Favilla

Giulia Favilla e Matteo Falteri si stanno preparando per la loro prima esperienza di cooperazione in centroamerica con Comundo. Tra poche settimane atterreranno in Nicaragua e andranno a vivere e lavorare nel Dipartimento di Madriz, uno dei più poveri del paese, che fa parte del “corridoio secco” del Centro America. Si tratta di un territorio soggetto a siccità cicliche legate al fenomeno meteorologico "El Niño" e aggravato, appunto, dal cambiamento climatico. «Da sempre sogniamo di poter coniugare le nostre formazioni con una professione che abbia lo scopo di creare più giustizia sociale ed economica – dichiarano –. Ora, grazie a Comundo, possiamo realizzarlo!».
 
Il contesto
Il paese che ospiterà Matteo e Giulia è al mondo tra quelli più minacciati dai cambiamenti climatici. La riduzione e l’irregolarità delle precipitazioni hanno un impatto diretto sull'economia della popolazione locale, la cui attività tradizionale è la coltivazione di cereali. Negli ultimi dieci anni la zona è stata duramente colpita dalla siccità (nel 2009 e nel 2012, tra il 2014 e il 2016, e ora nel 2019), con la perdita del 60-90% delle colture di mais e fagioli. È ormai evidente che l'agricoltura contadina tradizionale non riesce a garantire la sicurezza alimentare della popolazione rurale.
Visto che la resa agricola spesso è insufficiente per l’auto-sostentamento delle famiglie, parte della popolazione - soprattutto i bambini - sono colpiti da malnutrizione cronica o persino acuta. Le famiglie sono costrette a vendere i propri terreni agricoli a grandi proprietari terrieri o aziende. Le persone che perdono l’accesso alla propria terra sono obbligate, stagionalmente o definitivamente, a migrare verso le città o verso stati limitrofi per trovare lavoro, causando lo spopolamento delle zone rurali e sofferenza tra le famiglie divise.

L’organizzazione partner
La cooperativa di eco-turismo comunitario COTUCPROMA lavora per migliorare il tenore di vita dei propri soci e dei membri di tutta la comunità che si affaccia sul bacino del Rio Coco. Attualmente conta 38 soc* e coinvolge nelle sue attività 250 fornitori indipendenti di servizi turistici (guide locali, proprietari di rifugi, ristoranti, artigiani, etc..). L’obiettivo di generare posti di lavoro e quello di migliorare la sicurezza alimentare vengono perseguiti attraverso due strategie principali:

•    l’ampliamento e il miglioramento dell’offerta turistica della zona; compresa la formazione del personale e il miglioramento delle infrastrutture legate al turismo
•    la consulenza per la creazione, lo sviluppo e la promozione dell'imprenditorialità individuale e collettiva

Il progetto
La regione ha un grande potenziale turistico grazie all'attrazione esercitata principalmente dal Coco River Canyon e dalla catena montuosa del Tepesomoto. Per evitare un'emigrazione massiccia dovuta alle difficili condizioni ambientali ed economiche, bisogna trovare attività che generino posti di lavoro e reddito a livello locale: tra le possibili alternative spicca l'ecoturismo, in cui è specializzata la cooperativa di ecoturismo COTUCPROMA. Ecco perché è richiesto il contributo di Giulia Favilla e Matteo Falteri: come ricercatrice Giulia realizzerà un’analisi del patrimonio culturale e artistico della regione per formulare proposte su come valorizzarlo e renderlo accessibile e attrattivo a più fruitori. Matteo sosterrà invece COTUCPROMA nel migliorare le proprie strategie di marketing turistico e la gestione di varie attività economiche alternative.

«Crediamo che lavorare in un nuovo contesto stimoli la curiosità e l’energia e che grazie alla collaborazione si possa raggiungere qualsiasi obiettivo – concludono Matteo e Giulia –. Anche se il nostro lavoro da solo non sarà abbastanza per raggiungere quella giustizia in cui crediamo e creare il mondo che sogniamo, siamo convinti che provarci sia già un concreto passo avanti. E, forse, lavorando tutti insieme - con chi rimane qui e con chi incontreremo là - potremo dar vita davvero a un cambiamento».

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