Dona ora
27.10.2025

Cooperanti in prestito?

Un mondo in evoluzione necessita di innovazione continua. Per questo Comundo cerca di promuovere altri tipi di cooperazione accanto all’interscambio “classico”. Le collaborazioni tematiche sono delle ottime possibilità per promuovere scambi di conoscenze e competenze direttamente tra organizzazioni partner locali. Ma stiamo facendo anche altre esperienze. Ce lo raccontano la responsabile dell’Area Internazionale Corinne Sala e Thomas Heusser, cooperante per quattro anni e mezzo in Nicaragua che ha da poco concluso un mese di lavoro in Bolivia.

Interscambio sul sistema di monitoraggio della sicurezza alimentare con una parte dei cooperanti attualmente attivi in Bolivia.

Corinne, ci spieghi com’è nata l’idea dei “cooperanti in prestito”?
Da tempo vogliamo promuovere la collaborazione tra le organizzazioni locali nei paesi in cui siamo attivi. Il tema della sicurezza alimentare, per esempio, occupa tantissime delle nostre organizzazioni partner in America Latina, in particolare in Nicaragua e Bolivia. Si tratta di organizzazioni e persone estremamente vicine alla realtà locale, spesso specializzate in alcuni temi specifici e con anni di esperienza. Crediamo che possano imparare tantissimo le une dalle altre: hanno talmente tante competenze da condividere! Ma come? Sembra che non ci sia il tempo per farlo, e nemmeno la modalità. Ecco perché a livello nazionale promuoviamo attivamente questi scambi, che nel nostro gergo tecnico chiamiamo “cluster tematici”: si tratta di creare la possibilità di incontrarsi e condividere.

Che ruolo hanno le persone cooperanti in tutto questo?
Le persone cooperanti possono avere un grande impatto nell’organizzazione per cui lavorano: se tutto va bene, alla fine del loro interscambio qualcosa è cambiato, in senso positivo, sia per loro sia per le colleghe e i colleghi con cui hanno lavorato. Quindi alla fine anche per la popolazione che beneficia di questi progetti. Ma se facciamo interagire le persone cooperanti con altre organizzazioni che trattano lo stesso tema anche altrove, moltiplichiamo la possibilità di avere un impatto, migliorando la qualità di vita di molte più bambine, bambini, giovani e persone anziane in tutto il paese.

È il caso di Thomas Heusser?
Sì, è un esempio molto concreto. Thomas ha lavorato nell’ambito del monitoraggio di progetti legati alla sicurezza alimentare in Nicaragua. In collaborazione con alcune organizzazioni partner del paese, hanno trovato un indicatore che permette di misurare l’impatto di quel tipo di progetti in modo piuttosto semplice, intuitivo e condivisibile. Questo nuovo modo di raccogliere i dati è stato condiviso e implementato in diverse ONG attive nello stesso ambito, tutte partner di Comundo e organizzate tra di loro per imparare le une dalle altre. L’obiettivo è avere accesso a banche dati pertinenti, per poter rendere conto del proprio lavoro in modo efficace e coordinato.

E ora queste buone pratiche si esportano?
Esattamente. Thomas ha passato qualche settimana in Bolivia per condividere con le organizzazioni e le persone cooperanti in Bolivia questo metodo e tutto quanto fatto in Nicaragua a livello di monitoraggio. Il programma di Comundo in Bolivia è orientato sulla sicurezza alimentare e da poco dispone di un ingegnere agronomo, Gonzalo Mamani, incaricato di rafforzare la collaborazione tra le diverse organizzazioni locali per quanto riguarda i progetti di sicurezza alimentare.

Thomas Heusser in Bolivia
Thomas Heusser e Gonzalo Mamani in aereo verso La Paz, dopo un laboratorio con le organizzazioni partner di Comundo a Cochabamba

Thomas, sei rientrato da poco dal tuo mese di interscambio in Bolivia, ci racconti brevemente com’è andata?
È stato tutto molto rapido, ma anche molto interessante. Ho lavorato a stretto contatto con Gonzalo, a cui ho cercato di far conoscere al meglio alcuni strumenti e programmi che abbiamo già testato in Nicaragua e che si sono rivelati molto utili. Una delle sfide era renderli altrettanto efficaci per il contesto boliviano. Per esempio: il questionario che usavamo per la raccolta dati sulla sicurezza alimentare in Nicaragua conteneva altri alimenti rispetto a quelli comuni in Bolivia. Degli aggiustamenti erano necessari. Inoltre, siccome il tempo a disposizione era davvero limitato, ho spinto molto affinché Gonzalo potesse continuare a usare gli strumenti proposti in completa autonomia, una volta che io fossi rientrato in Svizzera.

Sei riuscito a collaborare con diversi colleghi in Bolivia?
Le organizzazioni partner coinvolte erano quattro, una a La Paz e tre Cochabamba. Con ognuna di loro abbiamo realizzato dei laboratori, in modo da adattare il questionario al contesto e alle loro diverse esigenze. Inoltre, abbiamo anche organizzato un incontro virtuale con quasi tutti i cooperanti attualmente attivi in Bolivia. C’era grande interesse, sono stato veramente ben accolto! 


Uno dei responsabili della Fondazione Machaqa Amawta intervistando alcune donne sulla sicurezza alimentare nella comunità Macamaca, comune di Ancoraimes, nell’Altipiano boliviano vicino al lago Titicaca.


Alcune interviste erano condotte in lingua Aymara.

Cosa ti porti a casa da questa esperienza?
Per me è stato veramente interessante vedere come alcuni strumenti possano essere adattati con una certa facilità a realtà diverse, seppur vicine. Anche il modo di lavorare, pur restando all’interno di Comundo, è diverso in Bolivia, rispetto al Nicaragua. Riuscire a inserirmi in questa nuova dinamica è stato arricchente. Naturalmente poi c’è anche l’incontro con un'altra cultura e visione del mondo, il fatto di conoscere nuove persone, stringere delle amicizie, che sono esperienze che apprezzo moltissimo.


Thomas e Gonzalo al lavoro nell’ufficio di Comundo a La Paz.


Al lavoro nella sede della fondazione Machaqa Amawta, a La Paz.

Quali sono le basi necessarie affinché un’esperienza di questo tipo sia utile?
Il lavoro preparatorio è fondamentale. Bisogna definire bene gli obiettivi e il piano di lavoro, dedicando abbastanza tempo a questo processo di costruzione collettiva del progetto. Nel mio caso ci siamo scambiati diversi documenti, ma forse avremmo potuto parlarci di più, direttamente. Inoltre, per tutta una serie di motivi che non potevamo controllare, abbiamo finito per organizzare questo mese di lavoro in Bolivia solo alla fine del mio interscambio. Questo ha significato finire il lavoro in Nicaragua, salutare quella che è stata la mia realtà per oltre quattro anni e mezzo, fare armi e bagagli e… fare tappa in Bolivia invece di tornare in Svizzera! Col senno di poi posso dire che non era ideale.

Lo consiglieresti ad altre persone cooperanti? Perché?
Lo consiglierei assolutamente! Siccome il tempo è poco, è necessario conoscere già bene la lingua e un po’ anche il contesto in cui si arriverà. Ci sono questioni pratiche da non sottovalutare, in Bolivia, a La Paz, il freddo e l’altitudine hanno un certo impatto sul corpo umano a cui bisogna prepararsi. Le persone sul posto sono una risorsa importante, io per esempio ero ospite da una cooperante che vive a La Paz. Ma quello che siamo riusciti a fare in così poco tempo è motivante! Abbiamo cercato di esportare le buone pratiche frutto di anni di lavoro in Nicaragua nella realtà boliviana, per cercare di avere un impatto ancora maggiore per le popolazioni locali. Ora vedremo se i colleghi ne beneficeranno a lungo. Siamo ancora in contatto, spero di avere buone notizie!

Vuoi saperne di più?