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26.03.2020

La quarantena per chi la casa non ce l'ha

Per la seconda volta in pochi mesi, la Bolivia si trova di nuovo in una situazione di crisi. Stavolta però conosciamo molto bene anche noi la causa della reclusione forzata che stanno vivendo i nostri cooperanti: il Coronavirus è arrivato anche lì. In questo contributo da Cochabamba Lisa Macconi ci racconta i primi giorni di "reclusione", dopo che la scorsa settimana è stata decretata la quarantena nonostante i (relativamente) pochi casi nel paese. 

Anche la Bolivia è da qualche giorno alle prese con il Coronavirus, i casi confermati di contagio sono ancora pochi (una trentina), ma è probabile che sia solamente una questione di tempo e di mancate diagnosi. In momenti come questi il lavoro con persone in situazione di strada si complica in fretta e i dubbi su come agire sono molti. Negli annunci ufficiali della Presidentessa Jeanine Áñez (attualmente in piena campagna elettorale) non abbiamo mai sentito parlare di che cosa dovrebbero fare le persone che una casa non ce l'hanno.  La scorsa settimana la rete delle organizzazioni che lavorano con persone in situazione di strada si è riunita con il Municipio per rivendicare delle risposte mirate a livello nazionale (posti letto, accesso ai sanitari, diritto a ricevere le cure..). Per ora l'unica risposta era stata quella di far sparire le persone dopo le 17 per poi farle magicamente riapparire al mattino.

Nel nostro piccolo la Fundación Estrellas en la Calle ha fatto il possibile per sensibilizzare i gruppi di persone con le quali lavoriamo fornendo informazioni e dispositivi di prevenzione. Purtroppo per ovvie ragioni non possiamo lavorare in maniera regolare.

 

La prevenzione è l'unica possibilità

Intanto, dopo i primi tre casi, il Governo ha indetto misure che inizialmente sembravano molto restrittive ma che alla luce di quanto sta succedendo in Europa ora appaiono come il minimo che si possa fare. Qui il sistema sanitario è perennemente sull'orlo del collasso quindi la prevenzione appare l'unica risposta possibile. D'altra parte, in un Paese in cui moltissime persone vivono di economia informale e di lavori saltuari e in cui gli aiuti statali per le situazioni di emergenza sono spesso insufficienti, è difficile chiedere di chiudersi in casa ed aspettare che tutto passi. 

Restare a casa può essere un rischio

Il semplice fatto di dover rimanere in casa può infatti rappresentare un privilegio, ossia una possibilità non garantita a tutti, o addirittura un rischio.
Quando vivi con un aggressore, quando non hai accesso all'acqua e tanto meno a sapone, mascherine, gel disinfettante, quando vivi solamente dei pochi soldi che guadagni ogni giorno, quando sei l'unica persona ad occuparsi del lavoro domestico e di cura, quando una casa non ce l'hai, quando sei malato, quando fai un lavoro indispensabile per la comunità, quando non hai un pc e la connessione a internet, quando non puoi farti portare il cibo a casa, quando non hai libri da leggere, quando non puoi riempire un carrello di viveri per una settimana, la quarantena appare subito meno interessante oltre che impossibile da mettere in atto.